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BASTA! CI FACCIO UN FILM. Il cinema di Luciano Emmer (seconda parte)

Data: da 12/03/18 a 30/04/18

Orario

dal 12 marzo al 30 aprile 2018 

Camilla di Luciano Emmer (1954, 84’)
il 16/04/2018 alle 15.00

Il momento più bello di Luciano Emmer (1957, 89’)
il 16/04/2018 alle 17.00

Luciano Emmer – i cortometraggi
il 23/04/2018 ore 15.30 e 17.00

Il paradiso terrestre e Paradiso terrestre, Luciano Emmer
il 30/04/2018 ore: 15.00

L’allegra primavera di Luciano Emmer, Enrico Gras e Le flame del paradis di Luciano Emmer
il 30/04/2018 alle 17:00


 

Contatti

Descrizione

Prosegue la rassegna curata dalla Cineteca Nazionale dedicata a Luciano Emmer per il centenario dalla nascita (Milano, 19 gennaio 1918 – Roma, 16 settembre 2009). In questa seconda parte oltre ai suoi lungometraggi di finzione (Camilla, Il momento più bello, Una lunga lunga lunga notte d’amore, L’acqua… il fuoco) si è voluto focalizzare l’attenzione sulla sua altrettanto e importantissima attività da documentarista: dagli innovativi documentari d’arte (Il paradiso terrestre, Invenzione della croce, Picasso, Leoanrdo Da Vinci, Goya…) a quelli etnografici (Paradiso terrestre). A tal proposito è utile rileggersi le parole di Carlo L. Ragghianti: «Accanto a questi film eminentemente scolastici, nei quali la ripresa cinematografica, più spesso, viene adeguata alla documentazione fissa che si usa per mezzo della fotografia o della diapositiva, e nei quali il protagonista diviene il conferenziere, anziché l’opera d’arte, v’è anche un’altra sorta di documentari […]. In questi film il protagonista è il racconto, un racconto interpretato mediante una selezione adeguatamente significante di immagini tratte dalle arti plastiche. […] Di questa specie di documentari mi piace citare, per la loro elevatezza di tono e di tecnica quelli di Luciano Emmer […]. Di questi film è stato detto che “ricostituiscono nel tempo le vicende di un dramma sviluppato pittoricamente nello spazio”, con felice definizione, presuppongono peraltro, com’è evidente, che il proprio e peculiare della rappresentazione artistica consista, appunto, in una narrazione, in un dramma che la sensibilità del regista ricostruisce e presenta attraverso quegli elementi delle figurazioni che alla sua sensibilità sembrino più adatti e suggestivi allo scopo».

Basta! Ci faccio un film. Il cinema di Luciano Emmer (parte prima)

 Per il centenario dalla nascita del grande cineasta Luciano Emmer (Milano, 19 gennaio 1918 – Roma, 16 settembre 2009), la Cineteca Nazionale ha voluto ricordarlo con una rassegna dei suoi film. Come scrive giustamente Silvio Danese, Emmer «era un cordiale riottoso. Non la mandava a dire a nessuno. E poi il cinema. Francesca Bertini, abbarbicata lasciva a qualche cortina, domina l’atrio di casa Emmer nei primi anni ‘20, quando c’erano ancora i calessi e le lampade a carbone. Emmer, ha scoperto il cinema così, a cinque anni. Ha studiato al liceo, a Milano, con Dino Risi. Ha diretto documentari insostituibili sull’arte, nell’immediato dopoguerra, facendo sobbalzare Mussolini sulla poltrona di Villa Torlonia con la celebre frase “Non eravamo più ignari del dolore e della morte” nel documentario su Predappio. Ha esordito nel 1950: Domenica d’agosto è una commedia che, in pieno neorealismo, sovvertì le regole del racconto, con una fragilità narrativa che diventa forza di verità. Per un decennio Emmer ha lasciato il segno. Poi ha lasciato il cinema. L’incorruttibile personalità di un autore da rimpiangere si era scontrata con la censura, l’ipocrisia morale dei politicanti, l’indifferenza degli intellettuali. L’addio di Emmer al cinema fu intemperante, cioè profondamente onesto. La vedeva così: “Una bella lapide con una data e un’iscrizione: 1960 (o giù di lì), il cinema italiano è morto qui” […]. Seduto nel suo minuscolo ufficio tra i prefabbricati anonimi di Saxa Rubra, qualche anno fa ci affidò questa riflessione sul cinema: “La storia del cinema alla mia maniera è la storia di uno che anziché fare l’idraulico ha fatto il cinema. Cioè un mestiere. La gente lo piglia per chi sa che cosa. Io non l’ho mai considerato di più. I film lasciano tracce forti? Come i rubinetti buoni, che fanno la tranquillità di una famiglia. Se un rubinetto funziona per quattro o cinque anni, è stato riparato bene. Ma poi, chi decide se si fa bene o male un film?”».

Parole chiave

Data di ultima verifica: 16/04/18 14:14