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Il mestiere delle armi di Ermanno Olmi Uno straordinario restauro di Istituto Luce-Cinecittà e Centro Sperimentale di Cinematografia-Cineteca Nazionale

Data: 10/02/20

Descrizione

Il mestiere delle armi di Ermanno Olmi Uno straordinario restauro di Istituto Luce-Cinecittà e Centro Sperimentale di Cinematografia-Cineteca Nazionale Alla presenza di Betta Olmi e Roberto Cicutto Il mestiere delle armi, restaurato, sul grande schermo: dopo l’anteprima assoluta alla Festa del Cinema di Roma, nell’ottobre 2019, il capolavoro di Ermanno Olmi viene presentato alla Casa del Cinema lunedì 10 febbraio, alle ore 16.20, come primo appuntamento di una serie di eventi dedicati ai restauri recenti della Cineteca Nazionale. Presentato in concorso a Cannes nel 2001, il film è stato ora restaurato dall’Istituto Luce-Cinecittà e da CSC-Cineteca Nazionale. Alla proiezione seguirà un incontro con Betta Olmi, figlia del regista e produttrice, e con Roberto Cicutto, neo-presidente della Biennale di Venezia, presidente di Istituto Luce-Cinecittà al momento del restauro e soprattutto produttore del film nonché grande amico e collaboratore di Olmi, con il quale vinse nel 1988 il Leone d’oro di Venezia per il film La leggenda del santo bevitore. Il mestiere delle armi racconta gli ultimi giorni di vita di Giovanni de’ Medici, detto “delle Bande Nere”, “nobile e valoroso capitano” (scrisse l’Aretino) dell’esercito di Papa Clemente VII, “audace, impetuoso, di gran concetti” e unico “capo, a chi li soldati vadino più volentieri dietro” (scrisse Machiavelli). Nel 1526, Giovanni combatte per fermare la marcia su Roma degli Alemanni dell’imperatore Carlo V, guidati da Georg von Frundsberg, ma è ferito da un’arma da fuoco, perde una gamba, e dopo quattro giorni di agonia muore a Mantova a ventotto anni. Il mestiere delle armi è un film sulla morte divisa tra materialità della carne e sacrale eternità, la morte che strazia un giovane eroe la cui vita si fa teatro del contrasto fra la guerra tradizionale, quella dell’etica e dell’epica cavalleresche, e la nuova guerra delle vili armi da fuoco che consentono al meno prode di prevalere, dell’artiglieria a causa della quale “la militar gloria è distrutta” e “il mestier de l’arme è senza onore” (scrisse Ariosto). Sullo sfondo della vita di Giovanni, l’arte della guerra entra in contrasto anche con le milizie mercenarie, e soprattutto con gli intrighi, gli inganni, le macchinazioni della politica, di Alfonso d’Este e di Federico Gonzaga, che favorirono per calcolo personale l’avanzata dei Lanzichenecchi. Il film è un dolente requiem in morte di un giovane uomo, e in morte di un’epoca, di una civiltà, di un mondo. 16.20 Il mestiere delle armi di Ermanno Olmi (2001, 100’) Scritto da Ermanno Olmi e magnificamente fotografato da suo figlio Fabio, il film si è aggiudicato 9 David di Donatello e 3 Nastri d’argento. È interpretato da Christo Jivkov, Sergio Grammatico, Laura Ceccarelli, Dimitar Ratchkov, Fabio Giubbani. Il restauro è stato realizzato nel 2019 dal Centro Sperimentale di Cinematografia-Cineteca Nazionale e dall’Istituto Luce-Cinecittà, ed eseguito presso i laboratori di Istituto Luce-Cinecittà a partire dal negativo originale 35mm e dal disco magnetico-ottico originale Dolby Digital 5.1. Le lavorazioni sono state supervisionate dal direttore della fotografia Fabio Olmi. La cura del restauro è di Paola Ruggiero, Fabio Filoni, Pasquale Cozzupoli, Stefano Ballirano, Stefano De Gennaro, Roberto Casula. La supervisione al restauro del suono è stata realizzata a cura di Federico Savina. a seguire incontro moderato da Alberto Crespi con Roberto Cicutto, Elisabetta Olmi  

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