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Il complesso architettonico dell’ex-mattatoio, costruito fra 1888 e 1891 da Gioacchino Ersoch, testimonia il passaggio dal classicismo alla modernità e costituisce un importante esempio dell’architettura industriale, monumentale e razionale della fine del secolo. 

La visita a questa interessante struttura di archeologia industriale di Roma Capitale, in cui ha sede tra l’altro il Museo di Arte Contemporanea Roma MACRO Testaccio è l’occasione per parlare della prolifica e geniale opera di  Gioacchino Ersoch, architetto del Comune di Roma dal 1839 al 1889.

Gioacchino Ersoch, nato Herzog, proviene da una famiglia elvetica ed è figlio di un funzionario del governo pontificio e di Teresa Rudolf von Rohr, anch’essa di discendenza elvetica, è stato attivo nel Comune di Roma dall’epoca papalina (1839), con il ruolo di architetto, fino al 6 luglio 1889. Cinquanta anni di carriera, con diversi passaggi di categoria all’interno dell’organigramma del Comune di Roma, in un momento di epocali cambiamenti della città e del paese tutto. Fra le sue maggiori opere realizzate per Roma e dagli uffici del Comune di Roma ricordiamo in particolare il Mattatoio di Testaccio. Si tratta di un’operazione colossale e tecnicamente molto avanti rispetto ai tempi e che, se da un alto ha rafforzato l’efficienza della mattazione a Roma e in tutto il centro Italia, dall’altro ha esposto Ersoch e la sua architettura alla conoscenza del mondo ingegneristico e architettonico europeo. Anche se c’è da ricordare che, gli ultimi anni della sua esistenza Ersoch aprì un contenzioso legale con il Comune di Roma reo di non avergli rimborsato le spese per i viaggi d’istruzione, in Italia e all’estero, indispensabili per mettere a fuoco e apprendere le nuove tecnologie utilizzate e/o ancora studiate per la realizzazione dei mattatoi in Europa. Si tratta di un contenzioso lungo e complicato che porterà solo dopo la morte dell’architetto (12 giugno 1902) alla risoluzione della causa con la vittoria del Municipio (1905).