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Data: da 15/03/18 a 18/03/18

Orario

Dal 15 al 18 marzo 2018

15, 16 e 17 marzo ore 21.00
18 marzo ore 18.00

Ospitato in

Indirizzo

Indirizzo: Piazza Bartolomeo Romano, 8
Zona: Quartiere Ostiense (Roma sud)

Informazioni

Biglietto: da € 5,00 a € 15,00

Contatti

Telefono: 06 57332768 (attivo a partire due ore prima dell’inizio degli spettacoli)

Descrizione

Di Luigi Pirandello
Adattamento e regia di Gaetano Aronica

Con Andrea Tidona, Gaetano Aronica, Claudia Gusmaro, Stefano Trizzino, Barbara Capucci, Fabrizio Milano.
Scene e costumi Antonio Petrocelli, disegno luci Cristian Vassallo
Produzione Teatro Pirandello (Agrigento)

Vicenda che sembra uscire dalle pagine dei giornali di oggi o da un format televisivo specializzato in fatti di cronaca, Vestire gli ignudi – scritta nel lontano 1922 da Luigi Pirandello - è una storia nera che potrebbe essere letta come una seduta psicanalitica. A riproporla e ad attualizzarla ulteriormente ci ha pensato Gaetano Aronica, presidente della Fondazione Pirandello, che dal 15 al 18 marzo al Teatro Palladium di Roma, la dirigerà ed interpreterà insieme ad un ricco cast formato da Andrea Tidona, Vittoria Faro, Stefano Trizzino, Barbara Capucci, Fabrizio Milano.

Una giovane donna, Ersilia Drei, viene ritrovata in fin di vita in un giardino pubblico. La sua storia, raccontata da un giornalista, sale alla ribalta delle cronache e diventa un caso nazionale, ma le dichiarazioni della donna provocano uno scandalo che pare trasformarsi in un intrigo inestricabile.

Sulla scia della recente cronaca hollywoodian-weinsteniana, Vestire gli ignudi è una storia di sesso, potere e visibilità mediatica che sembra scritta ai giorni nostri. Ma è soprattutto la storia di una libertà, di una ribellione ad una società imprigionata nei meccanismi della forma, cui fa riferimento lo stesso Pirandello nella sua omnia produzione teatrale. In particolar modo in quest’opera si incarna l’efferato contrasto tra maschile e femminile: gli uomini, ingabbiati nel ruolo sociale, agiscono soltanto per dovere, privi di un mondo affettivo e di un autentico impulso vitale congelato in un freddo e vuoto formalismo; Ersilia, al contrario, vive nel suo moto interiore, nei sentimenti, e nella propria capacità di mettersi a nudo, ma è straniera in un mondo che non riconosce e che non la riconosce se non come corpo da usare, consumare, azzannare, dilaniare. Il cannibalismo dei personaggi sta tutto qui: nel nutrirsi di ciò che ad essi manca e non possono avere: la Vita, che scorre libera e pulsa nelle braccia di Ersilia come fosse un animale ferito, la Natura, in gabbia.

Il flusso di coscienza della protagonista diventa quindi lo specchio deformante che smaschera la vera natura degli altri personaggi, facendone emergere il  lato oscuro, a tratti terribile: durante questo percorso di  formazione e trasformazione, Ersilia si scoprirà “donna” in un modo diverso da come si è sempre sentita e assumerà una nuova coscienza di sé. 

Con una installazione futurista firmata da Antonia Petrocelli (autrice anche degli originali costumi) che lascia trasparire la caratterizzazione atemporale dei personaggi e alcuni tagli cronachistici atti a trasportare l’azione e il contesto in qualunque momento della storia, Aronica lascia trasparire la sottile violenza sotterranea del testo, mischiandola alla intrinseca volontà di sopraffazione dei personaggi – benché dissimulata da un pietistico sentimentalismo e un buonismo di facciata  - e costruisce una partitura teatrale con un ritmo cinematografico indubbiamente all’ultimo respiro.

 

Parole chiave

Data di ultima verifica: 12/03/18 10:15