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Data: 15/04/22

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Descrizione

  Ci sono modi e modi di cantare. Per farlo come lo fa Marcello Murru ci vuole coraggio, convinzione, ispirazione. Bisogna camminare a testa alta sopra un'Italia musicale che spinge verso il basso, tapparsi naso e bocca, bendarsi gli occhi e sfuggire alle tentazioni del mercato. Murru naviga nell'universo dei Ciampi, sguazza crepuscolare nella provincia italiana di Conte, ferma il tempo nella Roma dei quartieri di Sandro Penna. Canta e recita, recita e canta, come la prima volta che approdò nella capitale per inseguire il suo sogno d'artista. Che è ancora tutto qui dentro. Puro, immacolato, innocente come trent’anni fa.
Dopo 10 anni di silenzio, è uscito “DIAVOLI STORTI” il suo nuovo lavoro del poeta e cantautore sardo.
Questo lavoro discografico, preceduto dal clip girato da Francesca Comencini, distribuito da Rea/Concerto e realizzato grazie al crowdfunding di un gruppo di amici, tra cui molti giornalisti e scrittori, ha richiamato l’attenzione di GIANCARLO DE CATALDO, che così scrive di Murru:
“Marcello mi ricorda tanto Leonard Cohen - scrive lo stesso De Cataldo - per quel suo sapersi destreggiare fra i registri sentimentale, erotico, ironico, fra la vita e la morte, fra la carne e la meditazione, fra il senso della trasgressione e quello della divinità. Per quella comune consapevolezza che la sconfitta è l’unica condizione autentica che è consegnata da un qualche dio bizzarro (o da chi per lui, pensatela come vi pare) a noi mortali. E che da come affronti la sconfitta - aggiunge il magistrato scrittore - si capisce se hai dentro di te qualcosa che ti rende degno, lirico, puro. Questo è Marcello Murru. Un poeta in musica che maneggia con l’oro e la maestria della parola cantata l’arte di navigare nella sconfitta”.
 “Con una voce roca e amara rammenta grandi irregolari come Waits, Cohen, Conte…Come loro, narrando voglia e rabbia di vivere con la chiaroveggenza dei grandi outsider abbastanza estranei ai meccanismi del mondo da conoscerli più a fondo di tutti”. (C.G.Romana)

Marcello Murru nasce ad Arbatax, un piccolo paese della costa orientale della Sardegna. Si trasferisce a Roma a metà degli anni Settanta per gli studi universitari presso la facoltà di Scienze Politiche. Prende casa nel quartiere di Testaccio, un piccolo appartamento che sarebbe diventato la sua “tana d’artista".
Ancora giovanissimo, viene notato dal regista Mario Ricci che lo sceglie per il suo Majakowski. In quegli stessi anni, nonostante i grandi incontri artistici con Perlini, Cobelli, Gassman e Schroeter, i suoi rapporti con il mondo del teatro diventano difficili, fino a una momentanea rottura.
Nel 1984 la RCA lo coinvolge nel progetto Mondorhama, un trio electro-pop d'avanguardia che si esibisce al Festival di Sanremo e pubblica un album ancor oggi ricercatissimo dai collezionisti. Alla fine degli anni Ottanta, Murru lascia il trio e si riconcilia con il teatro: il regista Enrico Job lo sceglie per la parte di Giasone nella Medea di Heiner Muller tradotto da Saverio Vertone. Nel 1992 esce MURRU, il suo primo album come solista. L’anno successivo partecipa al Festival della Canzone d’Autore di Recanati e al Time Zones di Bari. Una lunga malattia lo tiene lontano dalle scene, ma non dalla scrittura. Rientra sulle scene nel 1998, e da questo momento comincia una serie di prestigiose apparizioni live: da quella all'Expò di Lisbona a quella a "Il Violino e la Selce", dal Jazz Expo di Cagliari al Festival di Todi e di Giffoni fino a quella al Rocce Rosse Festival di Arbatax.
E’ il momento di ARBATAX, seconda "fatica" da solista, che esce nel 2002, a suggello e chiusura di una stagione lunga e travagliata, e precede di due anni BONORA, che segna un’avventura artistica tutta nuova.
Patty Pravo parla di Marcello Murru come uno dei grandi poeti della canzone italiana nella sua biografia “ La Cambio io La Vita Che… “ edita da Einaudi.
Il nome di Marcello Murru ritorna dopo qualche anno di silenzio per la sua apparizione nel meraviglioso film di Francesca Comencini “ Amori che non sanno stare al mondo” dove canta il brano “ Testaccio”.