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Sei in: Home » Eventi e spettacoli » Mostre » Three romans - Emiliano Maggi, Gianni Politi, Marco Palmieri
Data: da 24/11/15 a 30/01/16

Orario

Dal 24 novembre al 30 gennaio 2016
Lun-ven ore 12.00-20.00
Sab ore 14.00-20.00
Chiuso Domenica

Ospitato in

Indirizzo

Indirizzo: Vicolo de' Catinari, 3
Zona: Rione Regola (Campo de' Fiori-Piazza Farnese) (Roma centro)

Informazioni

Modalità di partecipazione: Ingresso libero

Contatti

Telefono: 06 68892980

Descrizione

Romani, intorno ai trent'anni, internazionali, e amici tra loro. Sono i tre artisti scelti da Lorcan O'Neill a rappresentare la nuova scena romana.

Emiliano Maggi, studi in scenografia al Centro Sperimentale, genitori che lavorano in teatro, geniale performer, mette in scena i suoi ricordi attraverso piccole e potenti ceramiche piene di luce. Personaggi che, come fantasmi prendono vita dal suo mondo onirico, sono protagonisti di una festa di carnevale in casa sul tema degli spettri: impersonano gli affetti, un'adolescenza felice, qualche dispiacere; Sono un esercito bianco fatto di bambini, adulti, animali e sono affiancati da grande icone come la statua della Madre, il Mago di Oz. Nei quadri, i fantasmi "stingono" nei rosa e celesti della memoria lontana, ma dice Maggi "sono il mio ringraziamento a quel mondo di affetti".

Gianni Politi, una laurea in filosofia, una lunga frequentazione fin da giovanissimo con i pittori del Pastificio Cerere, e grandi viaggi per il mondo, nelle sue grandi tele astratte, ricrea "un'archeologia" del suo studio. Recupera tele che non lo avevano convinto e aveva scartato, e vi sovrappone altre tele ritagliate, carte da spolvero, fogli: frammenti di vecchi lavori a cui sovrappone vigorose pennellate di colore. Nascono nuovi quadri stratificati, "Ferragostoing (summer pointless rampage)", "Ad astra (dell'altra via per sopravvivere all'inverno)" che raccontano il tempo e lo spazio, che partono da un "furor" distruttivo, e diventano "furor" creativo: legano la memoria all'oggi, i vecchi significati a nuovi significati, in un processo che è anche riflessione sul fare pittura, racconto di un momento intimo di raccoglimento quasi meditativo, prima dell'atto creativo.

Marco Palmieri nato negli Stati Uniti, ma cresciuto a Roma, dieci anni a Londra dove si forma alla Royal Accademy insieme ad artisti quali Eddie Peake e Prem Sahib, da due anni di nuovo"romano", racconta di un grande amore per Matisse, "da piccolo nella mia camera avevo un suo poster", e crea grandi ritratti con una tecnica molto personale che unisce stencil e acrilico. "Mi sono sempre piaciuti i quadri in cui si vedeva prima la linea, e solo dopo la forma", spiega. È difatti una sottile linea nera che definisce i ritratti, un omaggio anche a Jean Cocteau e a David Hokney, e sono in linea anche le parole che illustrano i ritratti, "Melissa", "Gordon", "Orlando", quadri lievi, dove il gusto del classico si nasconde dietro immagini moderne e anticonvenzionali.

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Data di ultima verifica: 27/11/15 13:10