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Sei in: Home » Eventi e spettacoli » Cinema » Il mondo (poco) candido di Gualtiero Jacopetti: proiezione film "Mondo candido" di Gualtiero Jacopetti e Franco Prosperi, 1975, 119’
Data: 04/03/19

Descrizione

Il mondo (poco) candido di Gualtiero Jacopetti a cura di Cineteca Nazionale Giornalista. Documentarista. Sceneggiatore. A cento anni dalla nascita di una delle figure più odiate e più imitate nel “mondo”, la Cineteca Nazionale omaggia Gualtiero Jacopetti (Barga, 4 settembre 1919 – Roma, 17 agosto 2011), creatore dei famigerati mondo movies, innovatore dei cinegiornali, ispiratore delle varie europe e mondi di notte ma anche delle dolci vite felliniane. Come ha scritto giustamente Stefano Loparco, autore di una bellissima biografia Gualtiero Jacopetti. Graffi sul mondo: «Se la biografia ufficiale di quest’avventuroso toscano nato a Barga, nella Garfagnana, il 4 settembre 1919, evoca i suoi trascorsi professionali a stretto contatto con Indro Montanelli, l’amicizia con Angelo Rizzoli, la direzione del settimanale “Cronache” (1954-1955), la realizzazione dei cinegiornali – da La Settimana Incom (1950-1955) al satirico Europeo Ciac (1956-1958) e Ieri, oggi e domani (1959-1966) – la collaborazione con Alessandro Blasetti e la carriera giornalistica in prestigiose testate della borghesia meneghina quali il “Corriere dell’informazione” e “Il Giornale”, gran parte della critica ufficiale, da Africa Addio (1966) in poi, archivia il fenomeno Jacopetti alla voce cinema reazionario, tout court. Strano destino per chi, nel 1945 a piazzale Loreto – come ha raccontato il giornalista – vide penzolare il corpo di Benito Mussolini a bordo di una camionetta americana e qualche anno dopo – dalle colonne di “Cronache” – darà al duce del “più povero e sprovveduto dei dittatori”. […] L’assenza di pietas umana e lo sguardo tangente del suo teleobbiettivo, anche quando puntato sugli orrori e le devastazioni della guerra – è il caso del controverso reportage Africa Addio –, fanno di Jacopetti, a onta dei suoi detrattori, un moderno kapò mediatico assoldato al male; il negus, ultimo pilucco della storia, è solo l’anello debole di una lunga filiera governata dai signori della morte vicino ai quali siederebbe, beffardo, Jacopetti. Uomo eccentrico ma riservato e dalla vita tutt’altro che ordinaria, Gualtiero Jacopetti è stato uno dei personaggi più suggestivi e discussi della dolce vita romana. Gli sono stati attribuiti mille amori, molti figli e anche i morti. Ammirato da Federico Fellini che lo avrebbe voluto nei suoi film, accompagnato sempre da donne bellissime e – almeno da Mondo cane in poi – ricco, con la metà degli anni Cinquanta – scrive Barbara Palombelli – “via Veneto è ai suoi piedi”. Certo, la bellezza in questo genere di cose aiuta e Gualtiero Jacopetti è stato un uomo davvero affascinante con quella faccia da attore americano alla John Wayne, mascella squadrata, sguardo intenso, occhi azzurrissimi. A ciò aggiunge un portamento deciso, un’eloquenza sciolta e modi raffinati. […] Inutile tergiversare: Gualtiero Jacopetti è stato un uomo odiato. In vita come da morto. Di quello stesso odio pervicace e duraturo che si riserva ai ‘cattivi maestri’, categoria in cui è stato relegato dagli osservatori del suo tempo. È stato, però, anche oggetto di ammirazione cieca, altrettanto sincera quanto il disprezzo di chi lo ha messo all’indice». Mondo candido di Gualtiero Jacopetti e Franco Prosperi (1975, 119’) «Opera visionaria senza una precisa struttura narrativa – l’apparentamento a certa produzione surrealista di Alejandro Jodorowski è pertinente –, il film è difficilmente catalogabile in un genere definito, né aspira a esserlo. Torna lo zibaldone di sempre e la provocazione è assicurata. Il libello volteriano non dà che il “la” a una pellicola che poi è risolta nell’autoreferenza jacopettiana. […] Mondo candido è un puzzle che Jacopetti si diverte a ricomporre a suo piacimento, secondo le regole del grottesco […]. Rimane all’orizzonte il disegno di fondo: la figura del suo efebico protagonista, Candido, un inguaribile e ingenuo ottimista, accecato dall’amore per la bella Cunegonda, alle prese con un mondo osceno e senza pietà» (Loparco).    

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