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Tipologia: Monumento naturale

Contatti

Orario

L'Oasi è aperta tutto l'anno.
Non è consentito l'accesso in autonomia.

Visite guidate su prenotazione obbligatoria.
Scolaresche e gruppi (min 15 persone) tutti i giorni su prenotazione.

Per fotografi e birdwatcher, è possibile prevedere accessi in orari particolari, concordando con la direzione, con modalità economiche e comportamentali specifiche per info piansantangelo@wwf.it

L’appuntamento è nel paese di Corchiano, presso il Centro per la Promozione dei Monumenti Naturali e delle Buone Pratiche Locali, via Roma 46 (vicino piazza del Bersagliere).
Le escursioni sono di media difficoltà, con alcuni tratti ripidi e scivolosi, è consigliato indossare pantaloni lunghi e scarponcini da trekking; la visita guidata ha una durata di circa 3 ore.

Prima delle visite è possibile iscriversi al WWF o rinnovare l'iscrizione. (validità 12 mesi). I fondi raccolti con le quote d’ingresso, le iscrizioni,  le donazioni ecc. vengono impiegati per la conservazione e la gestione dell’Oasi.

Informazioni

Modalità di partecipazione: Prenotazione obbligatoria

Descrizione

Dov'è e come raggiungerla: Nel Lazio, Comuni di Corchiano e Gallese(VT). Autostrada A1 Roma-Firenze, uscita Magliano Sabina direzione Civitacastellana, oppure via Cassia direzione Fabrica di Roma. In treno: Ferrovie Roma Nord (p.le Flaminio) stazione di Corchiano.

Strutture e Gestione: Percorso Natura, centro accoglienza con servizi igienici, due aree picnic ed aula didattica all’aperto. La Gestione  è affidata al  WWF Italia, sezione regionale Lazio, in convenzione con la proprietà.

Ambiente: L’area si sviluppa sui terrazzi orografici di destra del Tevere ed è caratterizzata dalla presenza di pianori di origine vulcanica profondamente incisi da corsi d’acqua che determinano l’esistenza di profondi canyon tipici del “paesaggio etrusco”. Sui pianori la gestione oculata dell’antico paesaggio agrario, ricco di esemplari arborei monumentali e siepi, si associa alle intricate cenosi forestali e della macchia che colonizzano gli ambienti di forra, le spallette e le aree marginali ai coltivi. Le formazioni vulcaniche sono il risultato dell’intensa attività dell’antico complesso vicano, area dell’attuale bacino lacustre di Vico, mentre limitati sono i prodotti di ricaduta del più lontano complesso vulcanico sabatino.
Presenza di interessanti preesistenze archeologiche, l’area è nota per i rinvenimenti preistorici del Paleolitico superiore finale delle Cavernette Falische, mentre all’interno dell’Oasi si possono osservare i monumentali resti dell’acquedotto falisco detto “Ponte del Ponte”, le necropoli orientalizzanti e arcaiche con l’importante tomba a camera del “Capo” e tracciati viari basolati di età romana. L'Estensione è di 614 ettari, compreso il Monumento Naturale.

Flora e fauna: La varietà di ambienti, coltivi e vaste estensioni forestali e macchie impenetrabili, permette la sopravvivenza di una nutrità comunità animale; il raro gatto selvatico frequenta gli ambienti dove istrici, tassi, cinghiali, volpi, ghiri, donnole si spostano in cerca di cibo. Lepre e starna italica, quest’ultima reintrodotta in seguito ad un progetto specifico, frequentano gli ambienti limite tra coltivi e bosco. Colombacci, beccacce, pavoncelle sono comuni, mentre poiane, gheppi, lanari e gufi comuni nidificano nei recessi delle forre boscose

Attività didattiche

Sono previste visite su prenotazione, visite tematiche (archeologiche, naturalistiche). 
Come si svolge la visita
La prima parte del percorso si snoda attraverso campi coltivati e oliveti per poi addentrarsi in un bosco composto principalmente da caducifoglie (roverelle, cerri, ornelli, frassini) attraverso una nutrita colonia di erica arborea si giunge al bordo superiore della forra dove si osservano consorzi propri della macchia mediterranea (fillirea, lentisco, lecci).
Lungo la forra una vegetazione lussureggiante di felci, carici, ontani neri, noccioli, lascia filtrare raggi di luce che mettono in risalto il monumentale “Ponte del Ponte”, imponente struttura etrusco- falisca che, occupando trasversalmente la gola del torrente, fungeva da acquedotto. Una scalinata fatta in legno e terra, ci conduce lungo il costone tufaceo, dove si possono osservare numerose tombe rupestri risalenti al IV e la prima metà del III secolo a.C. Continuando l’escursione un pianoro abbastanza ampio e in primavera costellato da una miriade di orchidee, ci da la possibilità di osservare nelle giornate piu’ limpide il Monte Soratte, vera cattedrale calcarea circondata da tufo.
Rientrando nel fitto del bosco si arriva presso una sorgente di acqua detta “del granchio”, utilizzata sin dal tempo degli Etruschi. Uscendo dal bosco, il sentiero, attraverso una piccola valle, ci riconduce verso l’ingresso dell’oasi.

Data di ultima verifica: 13/06/23 13:13