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Informazioni
Descrizione
Il Museo storico della comunicazione espone su 3.500 mq i suoi cimeli in sale contigue ed in sequenza cronologica. Il nucleo originario è costituito dalla raccolta iniziata nel 1878 dall’allora direttore generale dei Telegrafi, Ernesto D’amico. Attraverso la raccolta di materiali e apparati telegrafici provenienti dagli Uffici postali degli Stati Italiani preunitari, viene ripercorsa l’evoluzione del servizio postale terrestre, marittimo ed aereo, sino alla fase di meccanizzazione. Ampio spazio è dedicato alla storia della telegrafia, telefonia e radiocomunicazioni militari.
Un percorso tematico che acquista valore nella lettura sempre diversificata, ma con un solo comune significato che unifica oggetti e documenti diversi: colmare le distanze per comunicare. Si passa dalle antiche buche di impostazione in pietra, la ricostruzione con oggetti originali dell’ufficio postale del Ducato di Parma, le vetrine dei cimeli degli Antichi Stati italiani, fino alle prime macchine di meccanizzazione postale. Dai primi telegrafi ottici a quelli meccanici più sofisticati fino alle telescriventi. Esposto anche un esemplare funzionante della macchina “Enigma” della seconda guerra mondiale. Entrando nel settore della filatelia e della marcofilia, la prestigiosa raccolta unisce al valore filatelico la dimensione di testimonianza storica ed artistica degli usi e costumi italiani.
Oltre agli apparecchi di Meucci e di Morse, è stata ricostruita anche la cabina radiotelegrafica del panfilo Elettra, il laboratorio galleggiante usato da Guglielmo Marconi per i suoi esperimenti, in cui sono collocati alcuni apparecchi originali. In mostra anche l'antenato del fax, il pantelegrafo, messo a punto da Giovanni Caselli per trasmettere scritti e disegni.
Esposta anche una preziosa raccolta di buche di impostazione (la più antica è del 1633) e una ricchissima raccolta filatelica di oltre 950 mila pezzi tra francobolli antichi e moderni, bozzetti e cartoline postali.