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Date: from 2016-09-27 to 2016-10-09

Description

Di D. Marazita, regia di A. Minati, scene di T. Fano, con D. Marazita, presentato da Teatri di Vetro.
Racconto emozionato dell'esperienza di una donna che sfida il pregiudizio estremo scegliendo di fare teatro in carcere con uomini colpevoli di indicibili reati. È inverno pieno. Nel carcere di Rebibbia Nuovo Complesso, nel gelo di una cappella dedicata alla celebrazione della messa, si tengono i primi incontri del laboratorio teatrale. All'inizio ci sono un uomo ed una donna, ma presto lei rimarrà l'unica a condurre il gruppo di dodici uomini verso quello che appare l'irraggiungibile traguardo del palcoscenico. Diffidenza, contraddizioni, paura, giudizio morale, Teatro. Sentimento, rigore, tradimento, scoramento, riscatto, seduzione, violenza, impotenza, dolore, desiderio, finzione. Rieducazione.
L'universo evocato da ogni parola s'impone, impotente, nella ricostruzione a posteriori dell'emozione, raccontata dall'esclusivo punto di vista della protagonista (l'autrice stessa), di quello che si rivelerà un incontro straordinario destinato a lasciare, come il teatro insegna, un intangibile ma indelebile segno. La cronaca di un'esperienza che penetra inconsapevolmente il sommerso che è in ognuno di noi, un incontro impossibile tra le sbarre che diviene realtà da condividere tra ''liberi'' e ''detenuti''. L'accettazione della contraddizione come strumento di sopravvivenza che solo il teatro sa cogliere.Nel luogo della privazione della libertà e non solo, attraverso il teatro si apre, dunque, un'infinita riflessione anche sulle prigioni interiori, sul senso della ''detenzione'' come pena da infliggere, sul bene, sul male, sul valore della diversità di genere, e di ogni genere.
Si semina senza aspettative e qualche volta il miracolo accade. La conferma che il teatro è un doveroso atto di civiltà dell'uomo verso se stesso..
Data source: Computime Srl