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Date: 2017-04-24

Description

RISO AMARO di Giuseppe De Santis (1948, 109’) «Francesca, indotta dal suo amante Walter, ruba una preziosa collana a un cliente dell’albergo in cui lavora come cameriera. Per sfuggire alla polizia si unisce alle mondine che stanno partendo in treno per la stagione lavorativa. Tra le mondariso c’è anche Silvana, un’affascinante ragazza con la testa piena di sogni. Silvana scopre la vera identità di Francesca e riesce a impossessarsi della collana rubata. Walter, per riprendere la collana, cerca di sedurre Silvana, che aveva stretto una relazione con Marco, un giovane sergente in servizio nei pressi della risaia» (Marco Grossi). «Le ragioni per le quali Riso amaro resta un caposaldo emblematico del periodo più fertile del cinema italiano - che possono aiutarci a capire meglio lo stesso fenomeno del neorealismo - sono assai forti. Fin dalla sua nascita il neorealismo sollevò, soprattutto tra i critici italiani, il problema di quanto fosse un movimento unitario, in che misura e perché autori tanto eterogenei […] e di umori così vari fossero visti dalla critica di tutto il mondo come parte di una scuola piuttosto omogenea: dal sofisticato Luchino Visconti al sanguigno De Santis, dal cronachistico Roberto Rossellini al patetico e appassionato Vittorio De Sica. E molti se lo domandano ancora oggi. Proprio Riso amaro (vi giocano la favola e la tranche de vie, il romanzo e il grand guignol, il corale e l’individuale) sembra raccogliere in sé alcune delle aporie più lampanti del neorealismo. Ma se Riso amaro fosse invece un pastiche sia pure geniale, il frutto di una semplice giustapposizione di motivi diversi? Se poi il neorealismo non esistesse, come taluni hanno voluto ribadire in questi ultimi decenni? […] Il rischio di una verifica di tali ipotesi su Riso amaro è alto, ma l’omogeneità del fenomeno Riso amaro è un fatto certo. Avrebbe altrimenti avuto, questo film, la capacità deflagrante - esso sì - di una bomba, se fosse soltanto una aggregazione aritmetica degli elementi che lo compongono? Riso amaro, insomma, come la più suggestiva metafora del neorealismo storico» (Lizzani). Nomination all’Oscar a Giuseppe De Santis e Carlo Lizzani per il miglior soggetto.    

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