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Date: 2015-04-28

Description

Il vietnam e il cinema francese 1.  Phim Phong Su/Wilfred Burchett in Vietnam (Francia/Vietnam, 1963, 44min.) di Wilfred Burchett e Roger Pic. 2.  Loin du Vietnam/Lontano dal Vietnam (Francia, 1967, 120min.) di J.Ivens, W.Klein, J.-L. Godard, C.Lelouch, C.Marker, A.Resnais, ecc. 3. La Section Anderson (Francia, 1967, 65min.) di Pierre Schœndœrffer 1. Phim Phong Su/Wilfred Burchett in visita nelle zone liberate del Sud-Vietnam Francia/Vietnam, 1963, B.N. 44min. regia: Wilfred Burchett e Roger Pic (non accreditati) sceneggiatura: Wilfred Burchett. fotografia: Nguyem Hien Hien, Tran Nhu, Doan Bay, Tran Dong, Vu Muoi, Nguyem Thanh, Quoc Dung, Xuan Phong. suono: Tran Trung, Huinh Van Han. montaggio: Long Chau, Ha Quang Sang. musiche: Chon Loc Trong, compositore patriottico e Orchestra Radio Liberation. con la collaborazione: dei gruppi cinematografici Cac To Dien Anh, Long-An, Sai-gon Gia-Dinh, Thua-Thien, Huè; e di tutte le suddivisioni territoriali dell’esercito popolare di liberazione del sud-vietnam produzione: FLN del Sud-Vietnam e Studio Liberation. Prima edizione italiana (sottotitoli a cura dell’AAMOD). Spiega il giornalista australiano Wilfred Burchett, all’inizio del film: «Questa visita nella regione liberata del Sud Vietnam è uno degli avvenimenti più importanti dei miei 25 anni di giornalismo. Dieci anni fa, ho avuto il piacere di incontrare il presidente Ho Chi Minh, subito prima della battaglia di Dien Bien Phu, che decretò la fine del colonialismo francese in Indocina. Anche questa volta, visitando il  Vietnam del Sud, non ho mai smesso di pensare a quello che era successo 10 anni fa.Tutto quello che ho visto e sentito dimostra, fino all’evidenza, che un’altra Dien Bien Phu è pronta per l’esercito degli americani. Né potrebbe essere diversamente, visto che i vietnamiti difendono le loro case e i loro familiari». Lo chiamavano il giornalista ribelle, Burchett, perché avveva scelto di fare giornalismo dall’altra parte della storia. Lui è stato il primo a riferire al mondo dei devastanti effetti della bomba atomica sganciata su Hiroshima. E per anni ha continuato a ripetere che  l'Occidente aveva sbagliato a intervenire in Corea, dove pure era stato e vissuto a lungo. Così come, durante la guerra del Vietnam, ha vissuto per molti anni tra i vietcong, diventando un grande amico e ammiratore del presidente Ho Chi Minh. Posizioni scomode, le sue, che gli creeranno non pochi problemi, a cominciare dal suo paese d’origine, l’Australia, che lo bollerà come un traditore della patria, negandogli per anni il passaporto e quindi condannandolo all’esilio. Il Vietnam è stato il suo paese più amato, al quale ha dedicato ben otto libri (tra cui, “My Visit to the Liberated Zones of South Vietnam” del 1964) e tre documentari. A cominciare da questo film, il primo, in cui lo vediamo, come una specie di freak ante litteram, avviarsi a piedi (con sandali, zaino e t-shirt) a scoprire le zone del VietNam del Sud liberate dalla presenza americana e dall’oppressione dei fantocci governativi. Il film ha un’aria decisamente naif, dove la natura potente e avvolgente del paese indocinese ritrova alla fine lo stesso respiro, libero e combattente, della rinata repubblica sudvietnamita, del suo popolo giovanissimo, delle prime realizzazioni del socialismo. 2. Loin du Vietnam Francia, 1967, Colore e BN, 116min. titolo italiano: Lontano dal Vietnam. titoli di testa (secondo l’ordine di apparizione, completato da Tode/Kampe): S.L.O.N. présente Loin du Vietnam Alain Resnais, William Klein, Joris Ivens, Agnès Varda, Claude Lelouch, Jean-Luc Godard [registi]; Michèle Ray, Roger Pic, Marceline Loridan [reportages]; Jaqueline Meppiel, Ragnar, Jean Ravel [montaggio], Michel Fano [musica], Andrea Haran [amministrazione]; Christian Quinson [truka]; Philippe Capdenat [musica]; Georges Aperguis [musica]; Valérie Mayoux [montaggio e sottotitoli]; Maurice Garrel [attore]; Bernard Fresson, Karen Blanguernon [interpreti, episodio Resnais]; Anne Bellec, K. S. Karol, Jacques Sternberg [sceneggiatori episodio Resnais], Jean Lacouture, François Maspero [autori testi]; Pierre Grunstein, Alain Franchet, Didier Beaudet, Jacques Bidou [assistenti]; Colette Leloup [montaggio, episodio Resnais]; Eric Pluet [montaggio]; Sylvette Baudrot [segretaria edizione, episodio Resnais], Marie-Louise Guinet [assistente]; Willy Kurant, Ghislain Cloquet, Jean Boffety, Denis Clairval [fotografia, episodio Resnais]; Bruno Muel, Paul Bourron, Théo Robiché, Bernard Zitzermann [fotografia]; Alain Levent, Charles Bitsch, Emmanuel Mechuel, Kieu Tham [fotografia]; Antoine Bonfanti, Harald Maury, Harrik Maury, René Levert [presa diretta], Roger de Monestrol, Anne Roux, Florence Malraux [assitenti]; Chirs Marker [coordinamento, montaggio]; Jean Larivière [animazione]; Hanns Eisler [musica titoli]; Albert Jurgenson  [collaborazione al montaggio]; Denis Goldschmidt, Ethel Blum, Michèle Bouder [fotografi]; e molti altri tecnici, assistenti e amici hanno partecipato alla realizzazione di questo film nel 1967, per affermare, attraverso l'esercizio della loro professione, la loro solidarietà con il popolo vietnamita in lotta contro l'aggressione. Film politico, in diversi episodi, più un’introduzione e un epilogo. Dichiaratamente schierato dalla parete del popolo vietnamita contro l’intervento americano in Vietnam. Tra i tanti contributi dei diversi autori, ricordiamo: i bombardieri che partono dalle portaerei nel Golfo del Tonchino per bombardare ogni giorno il Nord e il Sud Vietnam; le manifestazioni di varie parti del mondo, a favore o contro la guerra; la vita ad Hanoi raccontata da Ivens e Loridan e le immagini del micidiale bombardamento del dicembre 1966 nel cuore popolare della città girate dai documentaristi nordvietnamiti; il teatro di strada in un villaggio vietnamita dove si vede Johnson che piange i suoi aerei da guerra abbattuti dai fucili dei vietcong; Godard che parla agli spettatori, accanto a una gigantesca Mitchell, spiegando che ognuno deve trovare il suo Vietnam a casa sua; Fidel Castro che spiega il meccanismo imbattibile della guerriglia; il suicidio di Norman Morrison che si dà fuoco davanti al Pentagono, e la storia di Michèle Ray, una giornalista passata dalla parte dei vietcong; Resnais che mette in scena i patetici tormenti di un intellettuale di sinistra; William Klein e il repertorio delle manifestazioni americane; e soprattutto Chris Marker, l’autore vero e il coordinatore di tutto il film, colui che mette indieme la squadra, che coordina i contrubuti, che cura il montaggio, i testi, i sottotitoli, dando senso (narrativo e politico) a un documentario straordinario, che diventa una sorta di prova per gli Sati Generali del Cinema del 68 francese. 3.La section Anderson   Francia. 1967. B.N. 65min. titolo italiano: Il plotone Anderson. regia: Pierre Schoendoerffer. sceneggiatura: Pierre Schoendoerffer fotografia: Dominique Merlin. suono: Raymond Adam. montaggio: Nguyen Long, Guy Deschamps. musiche: musica tradizionale vietnamita; “These Boots Are Made For Walking” (Nancy Sinatra); “Saint James Infirmary” (Roy Meetover); “Daddy’s Home” (Roy Meetover); “When A man Loves A Woman” (Percy Sledge). produzione: French Broadcasting System. Prima edizione italiana (sottotitoli a cura dell’AAMOD) Molto più di un reportage, il film punta soprattutto al pubblico americano, perché prenda finalmente coscienza della tragedia del Vietnam. Oscar come miglior documentario nel 1968, il film di produzione francese di Schoendoerffer tenta di costruire e di proporre una nuova immagine della guerra e dei suoi protagonisti. Un’immagine che, secondo qualche critico, influenzerà anche grandi film hollywoodiani  come Apocalypse Now, Full Metal Jacket e soprattutto Platoon d’Oliver Stone. E’ una storia vista tutta dalla parte americana (con una regia che strizza l’occhio al cinema americano), ambientata tra una ventina di soldati, nelle condizioni estreme che offre la giungla, trasformata nella stagione delle piogge in campo di battaglia. Il regista resterà con loro per sei settimane, girando tutto dal vero, immagini prese dalla vita, abitate da personaggi come tanti, semplici e generosi. Tra attese di guardia e scontri sul campo (più una èiccola vacanza sentomentale), un pezzo di storia giovanile, spostata nell’Inferno del Vietnam, con alcuni momenti musicali a commentare, ad accompagnare un quotidiano per alcuni senza futuro.

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