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Date: 2015-04-30

Description

Vietnam/giornata GREGORETTI 1.Vietnam: i giorni della vittoria (Italia,1975, 21min.) di A. Bertini e C. Bolli 2.Vietnam, scene del dopoguerra (Italia, 1975, 97min.) di Ugo Gregoretti «L’ambasciatore americano che fugge in elicottero dal tetto dell’ambasciata è per me un’immagine indelebile», dice Oliviero Diliberto di ritorno da uno dei suoi viaggi in Vietnam. Una foto indimenticabile del fotoreporter Hubert Van Es, una foto storica, scattata durante la caduta di Saigon del 30 aprile 1975, che mostra americani e sudvietnamiti mentre cercano di salire a bordo di un elicottero fatto arrivare dalla Cia sul tetto dell’ambasciata. Un’immagine che ancora fa bene al cuore, e non solo per la generazione dei cinquantenni di sinistra (non pentiti), che hanno il Vietnam tatuato sull’anima. «Era un piccolo paese – dice ancora Diliberto - contro il colosso dell’imperialismo… Il Vietnam aveva per noi un fascino doppio, era la lotta d’indipendenza di un popolo e un partito comunista che aveva con i comunisti italiani un rapporto solidissimo: oggi nessuno lo ricorda, ma la sede dell’ambasciata del Nord Vietnam a piazza Barberini era pagata dal Pci. E infine, era una lotta vincente: dopo la tragedia cilena del 1973, quella vittoria del Vietnam del 1975… Una cosa strepitosa, sembrava impossibile...». Il Vietnam senza guerra, perché il Vietnam non è il nome di una guerra, ma di un paese e di un popolo. Anche se quel paese e quel popolo si porta dietro, ancora ben visibili, i segni e gli orrori di una guerra lunga quanto terribile. Soprattutto le armi di distruzione di massa come i defolianti hanno creato malattie genetiche che si trasmettono tuttora ai bambini vietnamiti. Sono conseguenze che rimarranno nell’aria, nel terreno, nell’ambiente per decenni. Per non parlare delle distruzioni di interi paesi, quartieri, interi distretti agricoli, e dei milioni di morti, in gran parte civili (tante donne, tantissimi bambini) lasciati sul terreno. Ledda e Gregoretti riprendono e raccontano tutto questo, ma non si lasciano travolgere dall’emozione né dalla retorica. Hanno gli occhi asciutti, la mente libera. E poi, come sempre, le immagini al cinema parlano da sole. E parlano di una nazione viva, fiera ed indipendente, sebbene l’eco dei bombardamenti e degli scontri echeggi ancora nell’aria. Si respira aria di rinnovamento e di futuro. Il protagonista di questa rinascita è il popolo vietnamita, la sua vitalità, la sua forza, ma soprattutto l’orgoglio di un paese che ha trovato nelle sue tradizioni e melle sue convinzioni politiche la forza necessarie per resistere, combattere e vincere. E il fatto che Ugo sia arrivato lì per primo con la sua macchina da presa per raccontarci tutto questo con le immagini in diretta e la sua inconfondibile voce fuori campo è un piccolo miracolo che solo il cinema riesce a regalarci con straordinaria emozione. Questo succedeva allora, e succede ancora oggi, 40 anni dopo. «Ugo Gregoretti, comunque, - scrive Giovanni Berardi - resterà importante, soprattutto per le generazioni più giovani, negli anni che andranno sino alla metà dei settanta, per un film documentario tra i più utili girati nel decennio, quel  Vietnam, scene del dopoguerra (1975),  che il regista girerà in concomitanza con l’ex direttore dell’Unità, il giornalista Romano Ledda. In molti, alla fine della proiezione nei circuiti d’essai, molto in voga in quel periodo, si resero conto di una cosa semplicissima, ma che per anni era sfuggita quasi a tutti: mentre tutti noi avevamo vissuto, bene o male poco importa, già trent’anni di pace e di democrazia, il popolo vietnamita, invece, usciva da trent’anni di guerra sanguinaria. E cosa mostrava, di così autentico, quel film? Semplicemente un popolo che non si piangeva addosso, ma neppure esultava, però scopriva, finalmente, che poteva cercare e trovare la giusta quiete e la pace. Soprattutto si rendeva conto che non era un popolo finito in poltiglia. Vietnam, scene del dopoguerra è stata davvero una visione importantissima e di grande maturità». Il film di Gregoretti sarà anticipato da un breve cortometraggio di Antonio Bertini, Vietnam: i giorni della vittoria. 1. Vietnam: i giorni della vittoria Italia. 1975. Colore. 21min. regia: Antonio Bertini produzione: Unitelefilm Realizzato con materiale cinematografico di eccezionale interesse, inedito in Italia, girato dagli operatori del Fronte di Liberazione Nazionale, il documentario è la cronaca dei "giorni della vittoria" nel Vietnam del Sud e dell'inizio della ricostruzione del paese. Le immagini documentano l'ultima grande offensiva dell'esercito di liberazione in risposta alle provocatorie violazioni degli accordi di Parigi da parte del governo fantoccio di Saigon; la liberazione della capitale sud-vietnamita, poi intitolata a Ho Chi Minh; i primi giorni di pace nelle città e nelle campagne di un paese che per decenni ha conosciuto soltanto guerra, distruzioni, stragi, morte, ma che con la sua lotta ha saputo finalmente conquistarsi l'indipendenza e la libertà. Un breve film di soli 20 minuti, il film giusto per introdurre il film di Gregoretti. 2. Vietnam, scene del dopoguerra Italia.1975. Colore. 97min. regia: Ugo Gregoretti, Romano Ledda sceneggiatura: Romano Ledda e Ugo Gregoretti fotografia: Alberto Marrana montaggio: Carlo Bolli musica: Fiorenzo Carpi produzione: Unitelefilm Vietnam, scene del dopoguerra è il primo reportage cinematografico realizzato nel Vietnam del Sud da Ugo Gregoretti e da Romano Ledda (allora condirettore di Rinascita), in un viaggio per l'intero paese compiuto nel mese di luglio 1975, due mesi appena dalla fine della guerra ventennale contro il colonialismo francese e l'aggressione nord-americana. Il film si svolge lungo la strada n.1 che unisce, con un percorso di 1700 km, Hanoi e Saigon, passando per Quang Tri, Hue, Da Nang, My Lai, Xuan Loc, nomi già carichi di storia. Più che un racconto, il lungometraggio è una commossa ma oggettiva testimonianza sugli orrori della guerra, sul ritorno alla pace, sui problemi creati da un conflitto feroce che ha distrutto uomini e cose, insomma sui tempi politici, sociali e umani della ricostruzione. Protagonisti del film sono i combattenti che lasciano il fronte (ma più di un milione di loro mancano all’appello), i contadini che tornano nelle risaie, le grandi e tumultuose città create dall'inurbamento forzato, le donne e i bambini vietnamiti (anche qui le perdite sono spaventose: si parla di 4 milioni di morti sotto i bombardamenti americani). Ma soprattutto il protagonista vero è il paese Vietnam, con la sua storia e la sua civiltà, la fierezza delle sue genti, la sua cultura, le sue bellezze naturali: un Vietnam finalmente indipendente, libero e unito.  

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